sabato 13 aprile 2013

Il cancro: come cambia la vita

 di Alessandra De Sanctis

L'esperienza del cancro è particolarmente toccante e critica per chi si trova a viverla, non solo perché la malattia in sé costituisce una minaccia per la vita, ma anche perché induce un tipo particolare di paura, quella del corpo che si ribella a sé stesso. Il cancro, infatti, mette in atto un processo insidioso e incontrollabile, che minaccia, invade e trasforma tutte le dimensioni su cui si fonda l'unicità dell'essere umano: la dimensione fisica, la dimensione psicologica, la dimensione spirituale e la dimensione relazionale.
L'articolo che segue, affrontando queste tematiche e descrivendo le varie modificazioni che si verificano in tutti gli ambiti della vita, fin dal momento in cui il cancro ne entra a far parte, intende “accompagnare” la persona ammalata in un percorso sicuramente non facile, ma che può essere anche vissuto con consapevolezza e fiducia.



Tra le malattie, quella più critica e stressante è sicuramente il cancro. L'esperienza del cancro, appare come un evento traumatico, dal momento che, colpendo senza preavviso e senza che si possa far nulla per proteggersene (Lovera, 1999), mette in atto un processo insidioso e incontrollabile che minaccia, invade e trasforma tutte le dimensioni su cui si fonda l'unicità dell'essere umano: la dimensione fisica, la dimensione psicologica, la dimensione spirituale e la dimensione relazionale (Grassi, Biondi, Costantini, 2003).
Innanzitutto, ad essere violentemente colpita è la dimensione fisica: il corpo rappresenta, infatti, il primo nucleo dell'identità personale. Gli effetti della malattia e delle terapie, quali riduzione delle energie, compromissioni fisiche, nausea, vomito, perdita dei capelli, rappresentano modificazioni violente e radicali del corpo e implicano cambiamenti importanti nella vita sia a livello psicologico, in quanto le modificazioni corporee che accompagnano la malattia rendono difficile riconoscersi nella nuova nuova immagine corporea di sé, sia a livello pratico, in quanto la malattia può generare difficoltà nella conduzione della vita quotidiana. Infatti, a causa delle possibili limitazioni fisiche, il paziente spesso si trova nella condizione di dipendenza dagli altri, in conseguenza della perdita parziale o totale della propria autonomia. Inoltre, in seguito a questi cambiamenti, ha la sensazione di vivere in un corpo non più familiare, ma compromesso e minaccioso, che inevitabilmente influenza e modifica l'immagine di sé, perché le abitudini, come l'alimentazione, la sessualità, il lavoro, il tempo libero, diventano improvvisamente diverse, difficili, a volte irrimediabilmente modificate (Spiegel, Classen, 2003; Grassi, Biondi, Costantini, 2003).
Il cancro e i suoi effetti si riflettono prepotentemente anche sulla dimensione psicologica, dal momento che ci si trova a doversi confrontare con esperienze devastanti. La persona ammalata, infatti, è sottoposta ad una serie di eventi che costituiscono fonte di stress e di distress: la diagnosi, i trattamenti aggressivi, la paura della morte e i cambiamenti fisici e sociali, che sconvolgono tutta l'esistenza della persona. Ulteriori fonti di stress per i pazienti sono dovute alla necessità di dover prendere decisioni cruciali su terapie o interventi chirurgici o di dover affrontare sconvolgimenti nell'ambiente di lavoro e domestico, nonché preoccupazioni sull'effetto che la malattia può avere sui membri della famiglia (Spiegel, Classen, 2003). Questo quadro di possibili situazioni, tutte concrete e verificabili, evidenzia come la persona ammalata di cancro sia sottoposta a livelli di distress estremamente elevati: per distress si intendono le spiacevoli esperienze emotive di natura psicologica, sociale e/o spirituale, che vanno da sentimenti normali di vulnerabilità, tristezza e paura a quadri invalidanti di depressione, ansia, panico, isolamento sociale e crisi spirituale (National Comprehensive Cancer Network, 2003).
Secondo Vinokur, Threatt et al. (1989), i livelli più elevati di distress si registrano in particolare nella fase immediatamente successiva alla diagnosi e in stato avanzato di malattia. Non è un caso, quindi, che una percentuale elevata di persone ammalate di cancro (circa il 50%) arrivi a presentare significativi stati psicopatologici. Principalmente:
  • Ansia: i sintomi ansiosi, che rappresentano reazioni alla minaccia posta dal cancro e dal suo trattamento, sono di due tipi: somatici (aumento della frequenza cardiaca, respiro affannoso, sudorazione, vertigine, parestesie, nausea, vomito, difficoltà a concentrarsi, irritabilità) e cognitivi (paura di perdere il controllo o di impazzire o di morire, sentimenti di irrealtà, pensieri catastrofici e la costante tendenza a rimuginare). I sintomi dell'ansia possono essere accompagnati anche da attacchi di panico.
  • Depressione: i fattori associati ad aumento del livello di depressione includono il grado di disabilità fisica, la presenza di dolore e la gravità della malattia (Spiegel, Classen, 2003). I sintomi primari consistono in abbassamento del tono dell'umore, perdita di interesse e di piacere nel fare le cose, perdita di valore in se stessi, sensi di colpa, disperazione, perdita dell'energia fisica, diminuita capacità di attenzione e concentrazione, ricorrenti pensieri di morte, variazione del peso, disturbi del sonno.
  • Disturbi dell'adattamento: rappresentano una condizione psicologica intermedia tra le normali risposte emotive e i sintomi di un disturbo psichico maggiore; si manifestano con comportamenti maladattivi in una o più aree psicosociali, come le relazioni, il lavoro, gli interessi, e si possono presentare in associazione con ansia e depressione.
  • Disturbi psichiatrici su base organica: riguardano più le persone con cancro in stadio avanzato e la loro prevalenza aumenta a seconda del tipo di cancro, dello stadio e delle terapie effettuate. Possono essere caratterizzati da disturbi dell'attenzione, della memoria, del comportamento e del pensiero, nonché da disturbi psicomotori e dall'alterazione del ciclo sonno-veglia.
Strettamente collegata alla dimensione emozionale è la dimensione spirituale, che coinvolge le parti più profonde dell'essere e dell'essenza di ciascuno di noi. È evidente che la spiritualità non include solo la fede e il proprio credo religioso, ma il senso stesso che si dà alla vita e all'esistenza (chi siamo, da dove veniamo, perché ci siamo, che senso abbiamo dato e diamo alla nostra esistenza) (Grassi, Biondi, Costantini, 2003). Durante la malattia, di fronte agli sconvolgimenti profondi che il cancro porta con sé, diventano più insistenti gli interrogativi sul mistero della morte e su cosa ci attende oltre la vita; talvolta si arriva anche a mettere in discussione un'intera esistenza vissuta con fede profonda e radicata.
Infine, è doverosa un'analisi approfondita delle implicazioni del cancro sulla dimensione relazionale della persona: fondamentalmente, noi siamo delle creature sociali per cui il nostro senso di benessere, di autostima e di valore personale derivano dalle risposte che gli altri appartenenti ai nostri stessi sistemi sociali ci offrono quotidianamente, sia a livello micro-sociale (la famiglia e gli amici), sia a livello macro-sociale (il lavoro, la vita di comunità). Due, in particolare, sono gli aspetti da considerare quando il cancro irrompe nella vita.
  • Isolamento sociale. La dipendenza dalla nostra rete sociale diventa evidente nel momento in cui ne veniamo separati. Il cancro colpisce e spezza questo sistema in molti modi: è frequente che chi si ammala venga separato dai propri contatti abituali – perché, a causa della malattia, deve allontanarsi dal lavoro, dagli amici, dalla famiglia stessa – e improvvisamente si trovi a sperimentare il passaggio da un contesto normale, sano, condiviso in maniera confortevole con i propri cari, ad un mondo fatto di malattia e di incertezze riguardo al futuro. Questa situazione apre un baratro comunicativo tra la persona colpita dal cancro e i familiari e gli amici, creando un isolamento bidirezionale. Da un lato, infatti, il paziente si trova, suo malgrado, inserito in un sistema sociale nuovo, poiché le modifiche relative a come percepisce se stesso e a come è percepito dagli altri alterano profondamente le relazioni e il senso di appartenenza alla propria rete sociale; dall'altra parte, avviene lo stesso processo: infatti, appare difficilissimo, per familiari ed amici, relazionarsi con il malato per il timore di indurre una reazione emotiva o di causare dolore invece di alleviarlo e dare aiuto (Spiegel, Classen, 2003). La diagnosi di cancro, quindi, modifica la maggior parte delle relazioni, talvolta migliorandole con affetto e premura, talvolta peggiorandole, ma, in ogni caso, raramente esse restano come prima (Spiegel, Classen, 2003).
  • Supporto sociale: un importante ruolo è svolto dalla rete di supporto sociale. Nelle fasi iniziali, la prima fonte di stress è rappresentata dal problema di “a chi dire” quello che sta accadendo; infatti, comunicare la propria condizione di malato a familiari e amici più intimi, genera conforto e concorre al fine di sentirsi accuditi e sapere che altre persone sono preoccupate e pronte a dare aiuto (Spiegel, Classen, 2003). La maggior parte degli studi relativi al tema del supporto sociale ha evidenziato che per le donne è più facile fidarsi di amiche o congiunti dello stesso sesso piuttosto che del proprio partner (Faller, Schilling et al, 1995); ciò è probabilmente legato alla difficoltà di spiegare i cambiamenti dell'immagine corporea (ad esempio, in seguito ad una mastectomia) o potrebbe essere in linea con i dati che indicano le donne come fonti di maggiore supporto emotivo. Gli uomini presentano problemi analoghi in relazione al rapporto tra cancro e supporto sociale, anche se gli ostacoli ad esprimere in maniera diretta il proprio disagio sono maggiori. In realtà, in generale, nonostante la disponibilità di strumenti di supporto formale e informale a disposizione, le implicazioni della malattia e dei trattamenti spesso ne riducono le possibilità di utilizzo (Bloom & Spiegel, 1984). Sebbene, infatti, molte persone colpite dal cancro affermino spesso di ricevere sostegno da parte di amici e familiari, in uno studio è risultato che l'85% di essi ha ridotto i contatti spontanei con gli amici e che il 65% si è chiuso in se stesso a causa del dolore (Strang & Qvarner, 1990). Questi risultati appaiono preoccupanti, soprattutto dal momento che numerose ricerche hanno dimostrato come il supporto sociale possa avere un effetto protettivo sulla salute (Berkman, Leo-Summers et al., 1992).

I contenuti esposti hanno lo scopo di “accompagnare” le persone ammalate in un difficile percorso, fatto di profonde modificazioni corporee e di sconvolgimenti psicologici, in modo tale da non lasciarsene sopraffare e non sentirsi più sole, riconoscendosi nelle varie situazioni descritte.

Riferimenti bibliografici

Berkman L.F., Leo-Summers L. & Horowitz R.I. (1992). Emotional support and survival after myocardial infarction. A prospective, population-based study of the elderly. Annals of Internal Medicine, 117(2), 1003-1009.
Bloom J.R. & Spiegel D. (1984). The relationship of two dimensions of social support to the psychologicalwell-being and social functioning of women with advanced breast cancer. Social Science and Medicine, 19(8), 831-837.
Faller H., Schilling S., Otteni M & Lang H. (1995). Social support and social stress in tumor patients and their partners. Zeitschrift fur Psychosomatische Medizin und Psychoanalyse, 42(2), 141-157
Grassi L., Biondi M. & Costantini A. (2003). Manuale pratico di psico-oncologia. Il Pensiero Scientifico Editore, Roma.
Lovera G. (1999). Il malato tumorale: per un’umanizzazione dell’assistenza, Edizioni Medico Scientifiche, Torino.
Spiegel D. & Classen C. a cura di Grassi L. & Costantini A. (2003). Terapia di gruppo per pazienti oncologici. McGraw-Hill, Milano.
Strang P. & Qvarner, H. (1990). Cancer-related pain and its influence on quality life. Anticancer Research, 10(1), 109-112.
Vinokur A.D., Threatt B.A., Caplan R.D. & Zimmerman B.L. (1989). Physical and psychosocial functioning and adjustment to breast cancer. Long term follow-up of a screening population. Cancer, 63(2), 394-405.

National Comprehensive Cancer Network (NCCN): www.nccn.org

1 commento:

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