L'esperienza
del cancro è particolarmente toccante e critica per chi si trova a
viverla, non solo perché la malattia in sé costituisce una minaccia
per la vita, ma anche perché induce un tipo particolare di paura,
quella del corpo che si ribella a sé stesso. Il cancro, infatti,
mette in atto un processo insidioso e incontrollabile, che minaccia,
invade e trasforma tutte le dimensioni su cui si fonda l'unicità
dell'essere umano: la dimensione fisica, la dimensione psicologica,
la dimensione spirituale e la dimensione relazionale.
L'articolo
che segue, affrontando queste tematiche e descrivendo le varie
modificazioni che si verificano in tutti gli ambiti della vita, fin
dal momento in cui il cancro ne entra a far parte, intende
“accompagnare” la persona ammalata in un percorso sicuramente non
facile, ma che può essere anche vissuto con consapevolezza e
fiducia.
Tra
le malattie, quella più critica e stressante è sicuramente il
cancro. L'esperienza del cancro, appare come un evento traumatico,
dal momento che, colpendo senza preavviso e senza che si possa far
nulla per proteggersene (Lovera, 1999), mette in atto un processo
insidioso e incontrollabile che minaccia, invade e trasforma tutte le
dimensioni su cui si fonda l'unicità dell'essere umano: la
dimensione fisica, la dimensione psicologica, la dimensione
spirituale e la dimensione relazionale (Grassi, Biondi, Costantini,
2003).
Innanzitutto,
ad essere violentemente colpita è la dimensione fisica: il
corpo rappresenta, infatti, il primo nucleo dell'identità personale.
Gli effetti della malattia e delle terapie, quali riduzione delle
energie, compromissioni fisiche, nausea, vomito, perdita dei capelli,
rappresentano modificazioni violente e radicali del corpo e implicano
cambiamenti importanti nella vita sia a livello psicologico, in
quanto le modificazioni corporee che accompagnano la malattia rendono
difficile riconoscersi nella nuova nuova immagine corporea di sé,
sia a livello pratico, in quanto la malattia può generare difficoltà
nella conduzione della vita quotidiana. Infatti, a causa delle
possibili limitazioni fisiche, il paziente spesso si trova nella
condizione di dipendenza dagli altri, in conseguenza della perdita
parziale o totale della propria autonomia. Inoltre, in seguito a
questi cambiamenti, ha la sensazione di vivere in un corpo non più
familiare, ma compromesso e minaccioso, che inevitabilmente influenza
e modifica l'immagine di sé, perché le abitudini, come
l'alimentazione, la sessualità, il lavoro, il tempo libero,
diventano improvvisamente diverse, difficili, a volte
irrimediabilmente modificate (Spiegel, Classen, 2003; Grassi, Biondi,
Costantini, 2003).
Il
cancro e i suoi effetti si riflettono prepotentemente anche sulla
dimensione psicologica, dal momento che ci si trova a doversi
confrontare con esperienze devastanti. La persona ammalata, infatti,
è sottoposta ad una serie di eventi che costituiscono fonte di
stress e di distress: la diagnosi, i trattamenti
aggressivi, la paura della morte e i cambiamenti fisici e sociali,
che sconvolgono tutta l'esistenza della persona. Ulteriori fonti di
stress per i pazienti sono dovute alla necessità di dover
prendere decisioni cruciali su terapie o interventi chirurgici o di
dover affrontare sconvolgimenti nell'ambiente di lavoro e domestico,
nonché preoccupazioni sull'effetto che la malattia può avere sui
membri della famiglia (Spiegel, Classen, 2003). Questo quadro di
possibili situazioni, tutte concrete e verificabili, evidenzia come
la persona ammalata di cancro sia sottoposta a livelli di distress
estremamente elevati: per distress si intendono le spiacevoli
esperienze emotive di natura psicologica, sociale e/o spirituale, che
vanno da sentimenti normali di vulnerabilità, tristezza e paura a
quadri invalidanti di depressione, ansia, panico, isolamento sociale
e crisi spirituale (National Comprehensive Cancer Network, 2003).
Secondo
Vinokur, Threatt et al. (1989),
i livelli più elevati di distress si registrano in
particolare nella fase immediatamente successiva alla diagnosi e in
stato avanzato di malattia. Non è un caso, quindi, che una
percentuale elevata di persone ammalate di cancro (circa il 50%)
arrivi a presentare significativi stati psicopatologici.
Principalmente:
- Ansia: i sintomi ansiosi, che rappresentano reazioni alla minaccia posta dal cancro e dal suo trattamento, sono di due tipi: somatici (aumento della frequenza cardiaca, respiro affannoso, sudorazione, vertigine, parestesie, nausea, vomito, difficoltà a concentrarsi, irritabilità) e cognitivi (paura di perdere il controllo o di impazzire o di morire, sentimenti di irrealtà, pensieri catastrofici e la costante tendenza a rimuginare). I sintomi dell'ansia possono essere accompagnati anche da attacchi di panico.
- Depressione: i fattori associati ad aumento del livello di depressione includono il grado di disabilità fisica, la presenza di dolore e la gravità della malattia (Spiegel, Classen, 2003). I sintomi primari consistono in abbassamento del tono dell'umore, perdita di interesse e di piacere nel fare le cose, perdita di valore in se stessi, sensi di colpa, disperazione, perdita dell'energia fisica, diminuita capacità di attenzione e concentrazione, ricorrenti pensieri di morte, variazione del peso, disturbi del sonno.
- Disturbi dell'adattamento: rappresentano una condizione psicologica intermedia tra le normali risposte emotive e i sintomi di un disturbo psichico maggiore; si manifestano con comportamenti maladattivi in una o più aree psicosociali, come le relazioni, il lavoro, gli interessi, e si possono presentare in associazione con ansia e depressione.
- Disturbi psichiatrici su base organica: riguardano più le persone con cancro in stadio avanzato e la loro prevalenza aumenta a seconda del tipo di cancro, dello stadio e delle terapie effettuate. Possono essere caratterizzati da disturbi dell'attenzione, della memoria, del comportamento e del pensiero, nonché da disturbi psicomotori e dall'alterazione del ciclo sonno-veglia.
Strettamente
collegata alla dimensione emozionale è la dimensione spirituale,
che coinvolge le parti più profonde dell'essere e dell'essenza di
ciascuno di noi. È evidente che la spiritualità non include solo la
fede e il proprio credo religioso, ma il senso stesso che si dà alla
vita e all'esistenza (chi siamo, da dove veniamo, perché ci siamo,
che senso abbiamo dato e diamo alla nostra esistenza) (Grassi,
Biondi, Costantini, 2003). Durante la malattia, di fronte agli
sconvolgimenti profondi che il cancro porta con sé, diventano più
insistenti gli interrogativi sul mistero della morte e su cosa ci
attende oltre la vita; talvolta si arriva anche a mettere in
discussione un'intera esistenza vissuta con fede profonda e radicata.
Infine,
è doverosa un'analisi approfondita delle implicazioni del cancro
sulla dimensione relazionale della
persona: fondamentalmente, noi siamo delle creature sociali per cui
il nostro senso di benessere, di autostima e di valore personale
derivano dalle risposte che gli altri appartenenti ai nostri stessi
sistemi sociali ci offrono quotidianamente, sia a livello
micro-sociale (la famiglia e gli amici), sia a livello macro-sociale
(il lavoro, la vita di comunità). Due, in particolare, sono gli
aspetti da considerare quando il cancro irrompe nella vita.
- Isolamento sociale. La dipendenza dalla nostra rete sociale diventa evidente nel momento in cui ne veniamo separati. Il cancro colpisce e spezza questo sistema in molti modi: è frequente che chi si ammala venga separato dai propri contatti abituali – perché, a causa della malattia, deve allontanarsi dal lavoro, dagli amici, dalla famiglia stessa – e improvvisamente si trovi a sperimentare il passaggio da un contesto normale, sano, condiviso in maniera confortevole con i propri cari, ad un mondo fatto di malattia e di incertezze riguardo al futuro. Questa situazione apre un baratro comunicativo tra la persona colpita dal cancro e i familiari e gli amici, creando un isolamento bidirezionale. Da un lato, infatti, il paziente si trova, suo malgrado, inserito in un sistema sociale nuovo, poiché le modifiche relative a come percepisce se stesso e a come è percepito dagli altri alterano profondamente le relazioni e il senso di appartenenza alla propria rete sociale; dall'altra parte, avviene lo stesso processo: infatti, appare difficilissimo, per familiari ed amici, relazionarsi con il malato per il timore di indurre una reazione emotiva o di causare dolore invece di alleviarlo e dare aiuto (Spiegel, Classen, 2003). La diagnosi di cancro, quindi, modifica la maggior parte delle relazioni, talvolta migliorandole con affetto e premura, talvolta peggiorandole, ma, in ogni caso, raramente esse restano come prima (Spiegel, Classen, 2003).
- Supporto sociale: un importante ruolo è svolto dalla rete di supporto sociale. Nelle fasi iniziali, la prima fonte di stress è rappresentata dal problema di “a chi dire” quello che sta accadendo; infatti, comunicare la propria condizione di malato a familiari e amici più intimi, genera conforto e concorre al fine di sentirsi accuditi e sapere che altre persone sono preoccupate e pronte a dare aiuto (Spiegel, Classen, 2003). La maggior parte degli studi relativi al tema del supporto sociale ha evidenziato che per le donne è più facile fidarsi di amiche o congiunti dello stesso sesso piuttosto che del proprio partner (Faller, Schilling et al, 1995); ciò è probabilmente legato alla difficoltà di spiegare i cambiamenti dell'immagine corporea (ad esempio, in seguito ad una mastectomia) o potrebbe essere in linea con i dati che indicano le donne come fonti di maggiore supporto emotivo. Gli uomini presentano problemi analoghi in relazione al rapporto tra cancro e supporto sociale, anche se gli ostacoli ad esprimere in maniera diretta il proprio disagio sono maggiori. In realtà, in generale, nonostante la disponibilità di strumenti di supporto formale e informale a disposizione, le implicazioni della malattia e dei trattamenti spesso ne riducono le possibilità di utilizzo (Bloom & Spiegel, 1984). Sebbene, infatti, molte persone colpite dal cancro affermino spesso di ricevere sostegno da parte di amici e familiari, in uno studio è risultato che l'85% di essi ha ridotto i contatti spontanei con gli amici e che il 65% si è chiuso in se stesso a causa del dolore (Strang & Qvarner, 1990). Questi risultati appaiono preoccupanti, soprattutto dal momento che numerose ricerche hanno dimostrato come il supporto sociale possa avere un effetto protettivo sulla salute (Berkman, Leo-Summers et al., 1992).
I contenuti esposti hanno lo scopo di “accompagnare” le persone
ammalate in un difficile percorso, fatto di profonde modificazioni
corporee e di sconvolgimenti psicologici, in modo tale da non
lasciarsene sopraffare e non sentirsi più sole, riconoscendosi nelle
varie situazioni descritte.
Riferimenti bibliografici
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Bloom J.R. & Spiegel D.
(1984). The
relationship of two dimensions of social support to the
psychologicalwell-being and social functioning of women with advanced
breast cancer. Social
Science and Medicine, 19(8), 831-837.
Faller H., Schilling S., Otteni M
& Lang H. (1995). Social
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Grassi L., Biondi M. &
Costantini A. (2003). Manuale
pratico di psico-oncologia.
Il Pensiero Scientifico Editore, Roma.
Lovera G. (1999). Il
malato tumorale: per un’umanizzazione dell’assistenza, Edizioni
Medico Scientifiche, Torino.
Spiegel D. & Classen C. a
cura di Grassi L. & Costantini A. (2003). Terapia
di gruppo per pazienti oncologici.
McGraw-Hill, Milano.
Strang P. & Qvarner, H.
(1990). Cancer-related
pain and its influence on quality life.
Anticancer Research, 10(1), 109-112.
Vinokur A.D., Threatt B.A.,
Caplan R.D. & Zimmerman B.L. (1989). Physical
and psychosocial functioning and adjustment to breast cancer. Long
term follow-up of a screening population.
Cancer, 63(2), 394-405.
National Comprehensive Cancer
Network (NCCN): www.nccn.org
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